Una legge contro la libertà

La libertà è la base di uno stato democratico. Lo diceva Aristotele, filosofo greco del 382 a.C. ( cioè praticamente circa 3000 anni fa). Eppure questo concetto, espresso in un periodo storico che ha visto dittatori, re e despoti, sembra oggi perdersi grazie ad una legge liberticida che vuole mettere in ginocchio la giustizia, le forze dell’ordine, l’informazione. Tutto in nome di un concetto di privacy da tutelare. Ma dietro la parola privacy cosa si nasconde: gli affari, le  cricche di tutti i generi e i tipi, i mafiosi? Una privacy che si deve rispettare, parola dell’On.le Daniela Santanchè, anche quando un mafioso parla con un suo familiare ( perché il mafioso quando parla con un suo familiare  mica lo fa per passargli ordini o informazioni, lo fa per scambiarsi  effusioni o per parlare del caldo dell’estate!). Ora una legge sulla privacy c’è già e tutela sufficientemente la “casta” di chi può (pagare un bravo avvocato per esempio). Un caso fra tutti: le foto di Berlusconi nella villa in Sardegna in mano al fotografo Zappadu. Il fido e obbediente Ghedini subito le blocca tramite il Garante. Provate voi a fare una cosa del genere: l’ufficio vi risponderà che dovete sporgere querela alle autorità competenti e quando ci sarà la sentenza si deciderà cosa fare…….Non c’era proprio bisogno di un’altra legge. L’obiettivo di oggi è chiaro: annullare l’informazione ( non solo con il bavaglio ma soprattutto con le multe) e piegare la giustizia alle necessità personali o della cricca di appartenenza.

La giustizia si occupa di mafie, di corruzione, di appalti, di sanità. Del bene pubblico insomma e le intercettazioni sono oggi uno strumento basilare. All’inizio si è detto le togliamo perché costano troppo ma poi di fronte all’evidenza che costa di più un pedinamento ( e non consideriamo che le società di telefonia si fanno pagare il costo della telefonata anche dallo Stato oltre che dal cliente cosa che non succede in nessun altro Paese Europeo!) siamo passati al fatto che ledono la privacy degli imputati, che siamo tutti intercettati e che le indagini, soprattutto quelle complesse di mafia o di corruzione si possono tornare a fare con i pedinamenti. Ora per esempio come denuncia l’ANFP (Associazione Nazionale Funzionari di Polizia) il turn over nelle forze dell’ordine è “stagnate” e quindi nelle zone ad alta densità criminale spesso i poliziotti sono gli stessi da anni ( e quindi ben conosciuti alla cittadinanza, buona e cattiva). Come è ipotizzabile che una persona riconoscibile per ruolo e funzioni possa pedinare il criminale della propria zona? Sarebbe scoperto dopo 5 minuti! E d’altra parte il Ministero dell’Interno non ha in programma né nuove assunzioni né nuovi concorsi ( l’ultimo è stato bandito nel 1999). Ma non parliamo solo di reati di mafia pensiamo allo scandalo della Clinica Santa Rita a Milano ( protesi innestate a pazienti che non ne avevano bisogno, interventi chirurgici non necessari….), una truffa sanitaria in grande stile. Pensiamo a Parmalat…..Ora però d’improvviso e in disprezzo ad ogni richiamo alla ragionevolezza bisogna approvare questa legge.

Una legge che impone agli editori di entrare in redazione per controllare cosa si scrive ed evitare multe salatissime. Tutto questo forse si può riscontrare in Cina, un paese che sta uscendo adesso dai rigidi vincoli di un sistema politico totalizzante. In America un giornalista può pubblicare intercettazioni, notizie di fonti anonime ( ricordiamo tutti “Gola profonda” che con le sue dichiarazioni aprì la strada alle dimissioni di Nixon). Certo però la privacy negli Stati Uniti la troviamo tutelata durante il processo. Esattamente il contrario di quanto avviene in Italia. Sarebbe utile fare un viaggio nei tribunali ed assistere, la mattina, alle udienze e così ascoltare, di fronte ad un pubblico eterogeneo, la dichiarazione e l’interrogatorio di una donna violentata, il racconto di una prostituta truffata da un rivenditore di telefonia o la causa per recupero credito di un signore che ha vergogna dei propri debiti. Perché questo sì e poi non possiamo sapere che Bertolaso è d’accordo con un gruppo d “amici” ai quali concede lavori per milioni di euro? Milioni che diventano miliardi perché gli imprenditori utilizzano materiale scadente o ne dimezzano la quantità o perché invece di bonificare un’area gettano in fondo al mare i rifiuti tossici (vedi Maddalena). La censura che si vuole adottare contro informazione e giustizia è peggio dell’olio di ricino del famoso ventennio anche perché vuole piegare gli spiriti con la fame. Come diceva Luigi Einaudi “ la libertà economica è la base della libertà politica” e in questo paese in piena crisi ( e dove la ripresa è molto lontana) la libertà economica è un sogno e rischia di offuscare la libertà politica.

Molte le voci autorevoli, di giuristi e storici, che chiedono la disobbedienza civile e forse questa rimane l’unica vera arma per battere l’esercito del potere.

(pubblicato su Calabria Ora il 5 luglio 2010)