Vite “usurate”

(di Laura Aprati e Marcello Ravveduto)

“Quando sei sotto usura non ti rendi conto che qualsiasi cosa fai non sarà mai sufficiente”. Così Roberto Battaglia, imprenditore casertano, parla della sua esperienza. Anni di ricatti, soprusi. Anni in cui la propria identità viene persa, Roberto racconta che aspettava ore per essere ricevuto dal suo usuraio “ho perso la mia dignità, mi hanno tolto anche la possibilità di tumulare degnamente mio padre si sono ricomprati anche la sua tomba!”.

Pagare è il solo pensiero, ossessivo e ossessionante, di chi è usurato. Pagare per non dover sentire il trillo del telefono che annuncia la minaccia, pagare per sapere che il proprio figlio potrà uscire tranquillamente da scuola. Pagare per non vedere le fiamme bruciare la propria macchina. E la tua vita sembra oramai senza prezzo. Perché oltre alla paura ti assale la disperazione di sentirti l’ultimo su questa terra. La gente, i tuoi amici, ti allontanano quasi avessi una malattia infettiva…Tu sei in “colpa” non l’aguzzino. Tu sei “l’incapace”  caduto nella rete… E nessuno pensa a quanto puoi soffrire, a cosa affronti ogni giorno… Non ci ha pensato neanche il tuo direttore di banca che appena capite le tue difficoltà ti ha chiesto il rientro del tuo scoperto anche sei cliente di quell’istituto da più di 20 anni e sempre preciso e puntuale… E alle tue rimostranze ti ha indirizzato da “un amico” che poteva aiutarti: lo strozzino, il cravattaio, l’usuraio o come vogliamo chiamarlo.

Circa 200.000 commercianti finiti nella rete dell’usura per quasi 20 miliardi di euro. Questi i dati ufficiali a cui bisogna aggiungere le famiglie che sempre di più oggi finiscono in mano agli strozzini perché la crisi sta indebolendo completamente la struttura sociale. E spesso ci si indebita con più di un usuraio… Un mercato in crescita con denunce in calo. E’ difficile andare da polizia o carabinieri, ci si sente soli abbandonati anche dallo Stato da uno Stato che dice “ spesso i soldi del fondo antiusura vengono usati per giocare al Superenalotto!”. Anche chi deve proteggerti in fondo ti considera un fallito….!!!

E le mafie, in questa situazione, fanno affari e riciclano il denaro che proviene da traffici criminali (che siano droga, armi, esseri umani). Ti aiutano a superare la difficoltà e poi diventano i titolari della tua impresa quando non ce la fai più a pagare. Loro avranno un’attività pulita e tu farai il loro impiegato, girando la faccia dall’altra parte, facendo finta di non capire cosa succede. Intanto avrai salva la vita, non dovrai più discutere con il direttore di banca e tuo figlio andrà tranquillamente a scuola.

La vita in cambio del silenzio.

Il silenzio con cui la platea ha accolto speranzosa, durante il No Usura Day, l’opinione dei legislatori i per discutere della riforma della 108/96. La legge, dopo 14 anni, ha bisogno di una “regolata” per contrastare le nuove forme di usura che, ormai, costituisco l’handicap di un’economia avvinta dalla crisi.

Si sono confronti un esponente del governo e uno dell’opposizione. Interventi scontati e retorici privi di originalità. Quasi stessero leggendo un copione già scritto e che non prevede improvvisazioni. Eppure di fronte a loro c’erano decine di vittime desiderose di conoscere impegni precisi che la politica intende assumere per rendere più efficaci i meccanismi legislativi. È stato uno stillicidio, lamentele, perplessità, massimi sistemi, modelli interpretativi e nessuna concretezza. La colpa alla fine era dei magistrati che si distraggono, dei fondi che non ci sono, delle prefetture che nicchiano. E le vittime? Stavano ad ascoltare.

Da un po’ di tempo sta tornando di moda in politica impegnarsi verbalmente contro le mafie per recuperare credibilità. Per carità nessuna proposta risolutiva, solo convegni, interviste, prese di posizioni e valzer danzanti. Davanti alle telecamere si combattono le mafie strenuamente, poi, a luci spente, si ode il rimbombo delle risse della casta.

Per fortuna nel pomeriggio le vittime riprendono la parola ed allora il discorso si fa serio. Una commerciante sarda racconta l’abisso della sua esperienza. Quando gli affari andavano bene le veniva da ridere al solo udire storie di usura. «Sfigati e falliti», così definiva questi poveri cristi incapaci di gestire la propria impresa e che cedevano alle lusinghe degli strozzini indebitandosi senza limiti.

Poi è toccato a lei. La sua vita è stata travolta e sconvolta, distrutta fino alla malattia, fino al deperimento fisico dell’anoressia, fino al tentato suicidio. Sentiva di non appartenere a questo mondo, di essere ormai alla deriva completa in un’esistenza già oltre la sopravvivenza. La pistola, il cappio, i barbiturici erano l’unica moneta in grado di risarcire il suo enorme debito. Il sorriso vincente del passato ora la perseguitava. Segni di squilibrio, segnali di follia.

La denuncia l’ha salvata e con le lacrime agli occhi raccontava la sua storia ad un pubblico che non sorrideva.

(pubblicato su www.malitalia.it e su www.strozzatecitutti.info)