Banche,libera nos a malo

Borse in caduta libera. Crisi conclamata. Un imprenditore del Nord Est, Enrico Frare, acquista una pagina su Il Corriere della Sera, e pubblica la sua foto nudo con la scritta “ogni giorno in Italia un imprenditore rischia di rimanere in mutande” e tutto per colpa delle banche “che non concedono più credito”.

E le banche non si fermano davanti a nulla: in Liguria nonostante il disastro avvenuto in questi giorni gli istituti di credito hanno continuato ad addebitare sui conti le rate dei mutui di case che non esistono più e a persone che hanno perso tutto. Così come avvenuto a L’Aquila dopo il terremoto fino all’intervento di un decreto legge.

A Palmi, in provincia di Reggio Calabria, vengono rinviati a giudizio, per usura, nei confronti di un imprenditore,Nino De Masi , gli ex direttori e dirigenti di Antonveneta e Banca Nazionale del Lavoro..

A Milano la Procura rinvia a giudizio,per frode fiscale da 245 milioni di euro, i vertici di Unicredit.

La Cassa di Risparmio di L’Aquila , agenzia romana di Corso Vittorio Emanuele e i suoi direttori,sono implicati nella truffa da 300 milioni di euro del Madoff dei Parioli.La stessa Cassa che Adusbef anni fa indicò come tra le banche che applicavano tassi usurai.

Ad oggi le banche in Italia sono 1739  con 33645 sportelli ( attualmente in diminuzione, fonte Comuni Italiani), oltre 400 le Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali con più di 4.000 sportelli 1 milione di soci 31.000 collaboratori e oltre 5 milioni di clienti.

Inoltre in  Italia vi sono 85 milioni di conti correnti e  tre banche detengono il 50% del mercato. E i servizi bancari, nel nostro Paese, sono i più costosi d’Europa e un conto corrente costa circa 100 € in più rispetto alle nazioni europee. 

Il dato emergente è che le banche finanziano per il 70% le grandi aziende ( anche se cariche di debiti) mentre lasciano solo il 30% al resto dei loro clienti. Questo perché una società con migliaia di dipendenti e indebitata fino al collo non fallirà mai, salvo che non ci sia una volontà politica. Le grandi aziende fanno guadagnare molto in termini di servizi e di flussi di denaro ( e nelle filiali si trovano  tabelle riservate proprio per questo). Un artigiano dà sicuramente maggiori garanzie ma le banche non voglio parcellizzare il rischio e i costi e così il piccolo viene lasciato indietro, anzi se possibile anche vessato. Per la famosa legge “sii forte con i deboli e debole con i forti”. Abbiamo poi assistito,negli ultimi vent’anni, ad una trasformazione delle banche che fanno sempre più finanza che economia. E questo, adesso, sta riaprendo un grande dibattito sul ruolo delle aziende di credito. Già negli anni ’60 si era aperta una discussone sul tema tra due grandi banchieri:Raffaele Mattioli, Presidente della COMIT- la Banca Commerciale Italiana-, e Enrico Cuccia, Direttore di Mediobanca.Il punto era la  necessità di separare il credito commerciale dal credito finanziario. Questo rapporto poi privilegiato tra grandi aziende e banche è diventato un circolo vizioso con l’unica via di fuga della collocazione in borsa quando c’era necessità di uscire dall’angolo.

Ma il problema delle banche è anche quello delle collusioni e compiacenze con il sistema criminale e una recente sentenza della Cassazione, la n.2490/2001, ha sottolineato che “questo rende legittimo il convincimento del tribunale che operatori bancari, particolarmente fiscali ed attentissimi nella elargizione di prestiti, scoperture bancarie e mutui ipotecari, operando secondo abituali prassi creditizie , avrebbero dovuto accertare senza difficoltà le qualità sociali ed economiche di clienti tanto particolari, soprattutto presso agenzie poste nell’ambito di municipalità di assai ridotte dimensioni demografiche, tali dovendosi ritenere i comuni di 26.000 abitanti, regolandosi di conseguenza rispetto ai richiesti mutui”.

Vale a dire che nei piccoli centri i direttori di banca, i funzionari sanno esattamente chi hanno davanti e il più delle volte chiudono gli occhi.

Per tornare all’usura  il tasso massimo è più alto per i piccoli clienti anziché per i grandi e non esiste più  lo stato di bisogno anzi  è solo un aggravante. Oggi il tasso massimo per alcune operazioni senza che sia usura è il 26,25%!

(pubblicato su www.malitalia.it e su www.lindro,it)