Terra dei fuochi ma non solo

Ha il viso che sembra tagliato nella pietra. Capelli scuri, viso olivastro. Potrebbe essere greco, spagnolo, arabo. Certamente un uomo del Mediterraneo. E come lo senti parlare pensi a Masaniello o ai rivoluzionari francesi di “libertè, fraternitè, egalitè”.
E con la stessa forza ti parla di melanzane, zucchine o del grano “Senatore Cappelli”. Siamo a Palma Campania, in piena “terra dei fuochi”, dove tutto ti ricorda i bambini malati di tumore, le battaglie, gli sversamenti, i rifiuti che quella terra l’hanno ammazzata perché qualcuno facesse “ ‘o business”.
E’ un giovane che in questa terra è voluto tornare “ perché stanco di sentire che chi voleva avere fortuna doveva andarsene”. E’ voluto tornare perché sua nonna Nannina gli aveva raccontato che per quella terra che coltivava i suoi avevano dovuto “attraversare l’acqua salata”.

“Attraversare l’acqua salata”. La frase di per sé è un viaggio. Il bastimento che i suoi antenati hanno preso da Napoli per andare negli Stati Uniti a fare i migranti, a spaccarsi la schiena per raccogliere i soldi e tornare a casa ed acquistare un pezzetto di terra da zappare,curare…..

E nella cultura della terra Pietro Parisi, cuoco per scelta e per passione, è stato cresciuto dalla nonna. Lui dice “ io non sono uno chef, non faccio spettacolo. Per me fare il cuoco è una ragione di vita”.

Pietro, 33 anni, un ristorante a Palma Campania che dà lavoro a 20 dipendenti, circa 1 milione di euro di fatturato e 38 famiglie contadine che sono i fornitori ufficiali. Ma la ristorazione per Pietro è anche un impegno sociale “con i prodotti delle serre e con la grande distribuzione abbiamo perso i sapori veri”. Menù sociale tra 8 e 15 euro, perché “tutti devono poter entrare nel mio locale, il muratore e l’imprenditore”.Prodotti di stagione a km zero provenienti dall’agro sarno-nocerino. Ti racconta come si specula sui piccoli produttori e come i grandi marchi e la grande distribuzione hanno “strangolato” i contadini dopo il dramma della “terra dei fuochi”. Insalata pagata sotto il minimo, trasportata al Nord impacchettata e rivenduta a 10 volte di più come prodotto non campano.
Ti parla dei disagi dell’agricoltura, di chi si alza tutte le mattine all’alba perché sulle tavole arrivino ortaggi freschi e sani. Di quanto sia difficile, in una terra some questa, cadere e rialzarsi senza finire in mano del crimine.
Ma lo fa con la leggerezza di chi sa che la sua scelta è irreversibile,lo fa perché sua figlia viva in quella terra e non sia costretta ad andare via. Lo fa per sua nonna, che quella terra ha amato.
E ha deciso che una parte del suo impegno deve essere dedicato alla legalità, a raccontare la sua storia e quella dei suoi fornitori dalle facce scavate dalle fatiche. Signore dalle facce piene, i sorrisi materni, le mani callose per il lavoro. Ha dato voce e volto anche a loro, e lo ha fatto con dei giovani impegnati in un’avventura editoriale a Scampia, altro luogo simbolo della Campania.
(pubblicato su Malitalia)