Dal Cile all’Australia passando per l’Italia. Un viaggio lungo tre continenti

rizzoli tiscali

Francesca Rizzoli, una donna che spinta dalla sua passione ha cambiato spesso la sua vita. Ha conosciuto Sud America, Europa e Oceania, ma il suo pensiero (amaro) torna spesso all’Italia.
Ha un sorriso contagioso, una personalità che mette insieme le origini trentine dei suo genitori e la terra dove è nata, il Cile e dove torna ogni dicembre. Una donna che spinta dalla sua passione ha cambiato spesso la sua vita. Ha conosciuto 3 continenti totalmente diversi fra loro: Sud America, Europa e Oceania. Demoralizzata, forse, in qualche momento, ma combattiva non ha mai mollato anche quando è servito cambiare paese, abitudini: cambiare la propria vita, insomma. Francesca Rizzoli, reporter – fotografa e giornalista oggi vive e lavora a Melbourne in Australia. Molti i suoi lavori come “Dear Syria” o “Dear Iraq” o “Old loves, new language: The 66 Syrian refugees being resettled in Chile”per la SBS Australia. Francesca ha ripercorso alcuni dei momenti della sua vita da quando ha lasciato il Cile per l’Inghilterra al Cile della rivolta di questi giorni.

Francesca sei nata in Cile, poi sei arrivata in Italia e infine l’Australia… come è stato il percorso? Andare in Australia una fuga o una scelta?
Sono nata in Cile, si e sono cresciuta lì. Quando avevo 18 anni ho iniziato l’università a Santiago, dove mi sono iscritta alla facoltà di giornalismo. Ho frequentato il primo anno e poi ho deciso di fare un’esperienza all’estero. All’epoca – siamo nel 2000– non era ancora cosi comune andare fino all’altro capo del mondo da sola, ma volevo esplorare il mondo, raccontare storie e dal Sud America il fascino per l’Europa era molto forte, quindi sono partita per l’Inghilterra. Volevo migliorare il mio inglese, ne avevo bisogno per fare la giornalista, e quindi sono andata a Londra, dove sono stata per 4 mesi e dove ho vissuto a casa di una signora Indiana, Mrs Agarwala, ricordo ancora il suo nome. E poi è arrivata l’Italia, la mia seconda casa visto che i miei genitori sono trentini. Mi sono trasferita a Milano, dove mi sono iscritta all’università, prima a scienze politiche e poi sono passata, come molti nei primi anni della riforma universitaria, a una laurea triennale in comunicazione, con indirizzo giornalistico. Ho vissuto a Milano per 12 anni, vicino a Piazzale Lotto, oggi una zona completamente ristrutturata dopo l’expo 2015, e ho fatto tantissime esperienze: di vita e lavorative che, nel bene e nel male, mi hanno insegnato tantissimo, ma ho anche vissuto gli anni della crisi, e quindi il forte precariato e la conseguente mancanza di opportunità nel paese, e quindi ho velocemente capito che se stavo nel paese non sarei riuscita a realizzare i miei sogni perché l’Italia non era, e forse non è ancora, un paese per giovani.
A Milano ho conosciuto anche quello che oggi è il mio attuale compagno di vita, quindi andare via non era più una scelta individuale, come quella che avevo preso diversi anni prima. Ci siamo messi a cercare insieme un posto che andasse bene a entrambi e…. Beh, è arrivata l’occasione dell’Australia. Tornando quindi alla domanda: l’Australia, una fuga o una scelta? Un po’ entrambe: ce ne volevamo andare dall’Italia, tantissimo. Non vedevamo per nessuno dei due molto futuro per realizzare i nostri progetti, e quindi è stata l’occasione perfetta per una fuga organizzata.

Come è stato l’impatto con il nuovo paese? Cosa ti ha colpito di più?

L’impatto è stato molto più forte di quanto lo sia stato quando ero emigrata prima in Inghilterra e poi in Italia 12 anni prima. L’Inghilterra era un avventura, l’Italia era un po’ una seconda casa, ma l’Australia era totalmente sconosciuta. Non avevo mai viaggiato da questa parte dell’emisfero sud, ed era tutto così profondamente diverso… Mi hanno colpito tante cose, come la luce potente ed il cielo enorme. Non ci sono montagne qui, lo spazio è infinito. E la natura ti inghiotte, è maestosa. Mi ha colpito da subito la diversità della Melbourne multiculturale, in centro mi sembrava di essere in Asia più che in Australia, dove immaginavo tutti biondi e abbronzati… E poi un’altra cosa che mi ha colpito, parlando anche con altri ragazzi immigrati dall’Italia, era che qui tutti sentivano che le opportunità erano tantissime e che almeno ci potevi provare… forse perché in Italia era tutto cosi difficile per tutti, che qui sembrava di respirare una boccata d’aria fresca…

In Australia ci sono tanti italiani e tu lavori in una radio multietnica…ma d’altra parte l’Australia ha anche una posizione anti migratoria molto decisa….

Si, l’Australia ha una politica migratoria molto rigida, soprattutto per quanto riguarda i richiedenti asilo che si trovano a vivere in condizioni disumane nei campi di detenzione su Manus Island, tanto che Salvini l’ha spesso citata come un esempio da seguire. L’altra faccia della medaglia però, e questo andrebbe ricordato, è che qui ci sono anche delle politiche sul multiculturalismo che vedono la diversità come un valore da promuovere all’interno della società. Uno degli esempi concreti è proprio SBS, l’emittente multiculturale dove lavoro, nata con la finalità di valorizzare e dare spazio alla diversità più di 40 anni fa e da dove trasmettiamo in 68 lingue diverse. Riceviamo finanziamenti dal governo australiano e questo è un enorme riconoscimento sia agli immigrati come persone che all’immigrazione come processo di arricchimento per una società. E’ chiaramente un discorso complesso quello sulla migrazione, dico una banalità, ma l’Australia ha anche tanti aspetti positivi riguardo a questa tematica, con degli esempi di politiche virtuose, da cui molti a livello internazionale prendono spunto.

Cosa sei riuscita a realizzare in Australia che non avresti potuto realizzare in Italia… e torneresti indietro?
Chi lo sa che cosa avrei potuto realizzare in Italia, non lo so, non mi piace guardarmi indietro, ma non penso di tornarci a vivere. Seguo le news, ma soprattutto parlo con i miei amici e parenti e purtroppo non mi pare che le cose siano tanto diverse da come le ho lasciate. Ci torno poco, visito di più il Cile quando vado a trovare la mia famiglia, ma devo dire che quando l’anno scorso sono tornata dopo tre anni l’Italia è come sempre bellissima, ma vista di passaggio, da turista. In Australia faccio la giornalista, non so se in Italia avrei potuto continuare a fare questo lavoro per molto tempo vista la precarietà della professione. Il mio non è un lavoro facile neppure qui perché è una professione che sta cambiando profondamente e rapidamente e la competizione è fortissima. Inoltre qui la mia esperienza è sempre quella di un’immigrata, quindi comunque gli obiettivi qui sono più complicati da raggiungere, ma certamente posso dire che l’Australia è comunque un paese più meritocratico dell’Italia. Certamente la percezione di questo paese è cambiata da quando sono arrivata qui, sei anni e mezzo fa, ma la sensazione è sempre la stessa, ovvero le possibilità di metterti in gioco qui ce l’hai e se le cerchi, opportunità ci sono.

Cosa pensi della crisi cilena di oggi?

Ero molto felice all’inizio, Chile desperto’ finalmente! Ma ultimamente la sto vivendo con molta preoccupazione e tristezza a dire la verità. Quella che sta avvenendo è assolutamente una crisi annunciata, da tempo. È montata per 30 anni e ora è scoppiata a causa di una profonda disuguaglianza. E’ una crisi sicuramente positiva per molti aspetti, il cambiamento e’ necessario e fondamentale se vogliamo davvero essere una democrazia a tutti gli effetti. Ho parlato con diversi colleghi e mi raccontano di assemblee cittadine spontanee, in cui le persone si stanno riunendo a discutere sul da fare e su proposte concrete al governo. Ci sono tante piccole manifestazioni pacifiche ogni giorno, i cacerolazos – persone in strada con le pentole a manifestare – ma allo stesso tempo mi preoccupano le proteste violente, che non stanno aiutando sicuramente il paese. Anzi. La diseguaglianza non si cancella in un attimo, il paese ha bisogno di tempo per elaborare delle riforme sostenibili, e la pressione dei gruppi più estremi non aiuta. Il paese e’ nel caos, tante persone stanno lavorando la metà’ di prima, tanti negozi sono chiusi, le persone stanno diventando sempre più negative… e’ una crisi molto più complessa di come la vedi rappresentata, soprattutto dai media internazionali.

Per Francesca quindi l’Italia non è il paese delle possibilità, delle occasioni ma solo un luogo da visitare da turista! Le sue parole hanno il sapore delle mandorle amare.

(Pubblicato su Tiscalinews 15 novembre 2019)