Lettura della settimana:Supermarket mafia

12,5 miliardi di euro: tanto vale il business dell’agroalimentare per la criminalità organizzata. Dopo il settore edile, i rifiuti e il traffico di droga, il controllo si è esteso anche a questo settore, che ogni anno in Italia produce circa il 10% del Pil. Questi dati sono tratti dal primo rapporto Eurispes-Coldiretti sui crimini agroalimentari in Italia
Don Luigi Ciotti, presidente di ’Libera -nomi e numeri contro le mafie’, dice “le mafie ce la danno a bere – e a mangiare – grazie a infiltrazioni profonde e consolidate in vari comparti del settore agroalimentare. E che a tutto questo come consumatori paghiamo un prezzo doppio: in termini di soldi – perché il prezzo delle merci sale per assicurare un margine di interesse a più persone – e soprattutto in termini di salute.”
Insomma le mafie hanno messo le mani, e da molto, sulla nostra ortofrutta e sui mercati correlati.Il libro di Marco Rizzo, per Castelvecchi RX,mette in luce tutti i rapporti tra la criminalità organizzata e il mercato.
“Una catena di supermercati senza il sostegno o l’interesse diretto di Cosa Nostra non può nascere. Quando una persona pulita, sia come gestore di supermercati e sia come imprenditore qualsiasi, si muove, deve avere almeno in Sicilia una copertura alle spalle”. Questa è una dichiarazione di Nino Giuffrè, collaboratore di giustizia. La mafia nasce dal latifondo e continua ad ampliare le sue ricchezze proprio con la terra.
Sono forse finiti i mezzadri e nascono i grandi supermercati gestiti dalla longa manus dei boss: come Giuseppe Grigoli, il cassiere di Matteo Messina Denaro, gestore di supermercato della catena Despar.
La presenza delle mafie nei trasporti,nella distribuzione e commercio dei generi alimentari (in maggior parte frutta e verdura) è un fenomeno preoccupante e forse ancora poco sotto controllo e sotto la lente di ingrandimento delle forze dell’ordine. Di pochi mesi fa un grande sequestro di 3 milioni di euro ad una cosca che gestiva il mercato di Fondi.
Un libro da leggere per aprire gli occhi su quello che ci arriva a tavola e per decidere per un consumo più responsabile e anche più legale.