Vito Bigione “il commercialista” arrestato in Romania

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Vito Bigione, uno dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia, detto “il commercialista “, ha finito la sua fuga in Romania nella provincia di Timisoara , nella città di Oradea, dopo un pedinamento durato circa 10 giorni. Viveva, da solo, un’abitazione al 4 piano e si è presentato con il nome di “Matteo”, aveva con sé 10 mila euro. È stato arrestato in base ad un mandato di cattura europeo emesso il 4 luglio scorso dalla Procura di Reggio Calabria dopo la sentenza di Cassazione che avevo reso definitiva la sua condanna a 15 anni.

Le indagini sono partite ad agosto scorso e sono state coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato con la Squadra Mobile di Trapani e la Squadra Catturandi e con la Squadra Mobile di Palermo.
Il 6 giugno, infatti la Cassazione aveva chiesto ai carabinieri di Trapani di “ agire per prevenire eventuali sottrazioni a provvedimenti di esecuzione della pena”. Ma Bigione aveva già iniziato la sua latitanza.
Una sua ultima traccia lo posiziona a Locri, in provincia di Reggio Calabria, durante un controllo dei locali carabinieri, il 26 maggio scorso. Una zona quella della locride che aveva già visto transitare uomini vicini a Matteo Messina Denaro. A Platì, sempre in un controllo dei carabinieri, fu fermata una macchina,una decina di anni fa, e tra i passeggeri un avvocato vicino al boss del trapanese.
Ma chi è Vito Bigione, “il commercialista”?
Uomo organico alla famiglia mafiosa del trapanese viene intercettato nell’operazione “Anno Zero” ( 19 aprile 2018) mentre cercava di far recuperare un credito di 20 mila euro a un produttore caseario. Fedele a Mariano Agate e Vito Gondola aveva ripreso i contatti con la famiglia mazarese e con Dario Messina, arrestato proprio ad aprile “Nel mio piccolo me le sono abbracciate le mie cose, Dariu?..il Signore qua mi guarda….Ora, una volta che non c’e? piu? sto cristiano, per dire, cos’e? che dobbiamo fare? Noi parlavamo di questo in campagna”.
La sua carriera di broker del narcotraffico è immortalata nelle carte dell’operazione Igres dove si disegna la sua figura di raccordo tra i cartelli colombiani e le famiglie di Mazara del Vallo (Agate) e Platì (Marando).
Svolge la sua attività in Africa prima in Camerun e poi in Namibia, dal 1998. Qui gestisce una flotta di 12 pescherecci e un ristorante di lusso “La Marina Resort”,4 lussuose carrozze di un vecchio treno affacciate sull’Oceano Atlantico, dove trovano ospitalità anche pezzi da novanta delle famiglie mafiose (vedi Giovanni Bonomo) e dove, secondo autorevoli fonti, è passato anche Matteo Messina Denaro.
Per Vito Bigione si parla anche di legami con i servizi segreti e quando nel 2000 ne viene chiesta l’estradizione dall’Italia per lui si mobilita uno dei più importanti studi legali del Sud Africa quello di Van Reenen Potgiete che riesce a dimostrare che la richiesta italiana non è corroborata da documenti tali da farlo estradare.
Per lui si batte la moglie Veronique Barbier che lo difende anche dall’attacco del sindacato, in Namibia. E fu proprio l’amore per lei a tradire Vito Bigione nel 2004 a Caracas quando fu arrestato, dopo essere fuggito dalla Namibia del governo di Windhoek, che l’aveva coperto e tutelato per anni ma che non gli garantiva più protezione.
Di certo Vito Bigione era tra i broker più importanti, aveva organizzato traffici tra Brasile, Colombia e Namibia e Italia, viaggiava in tutto il mondo e forse anche in Romania, dove è stato arrestato oggi, aveva i suoi traffici. D’altra parte “la latitanza si deve pagare” come ha detto in conferenza stampa il Capo della Squadra Mobile di Trapani, Fabrizio Mustaro.
E ricorrenti nella vita di Vito Bigione sono i rapporti con la Calabria e le cosche dell’Aspromonte.

(pubblicato su www.malitalia.it)