La miseria ladra è quella che attanaglia oltre 7 milioni di italiani, come recita la campagna del Gruppo Abele e Libera. Quelli che sono poveri. Poveri che rinunciano alle cure mediche perché non possono permettersele. Poveri che fanno la spesa quando possono. Poveri che vanno al mercato quando sta per chiudere. Un italiano su tre è in queste condizioni così come dice Eurostat. Solo in Grecia stanno peggio e abbiamo visto cosa è successo.
Poveri come Alda che ha 900 euro di pensione ed è sola e la figlia divorziata e disoccupata è tornata a vivere con lei.
Poveri come Giuseppe , ex ferroviere, che ti mostra il cappotto e ti dice “ me lo sono fatto con la stoffa che mi è rimasta dagli anni 70 quando ai capi ferrovieri ce la davano in regalo”. Rinuncia a curarsi per sopravvivere
Poveri come Adua che ha solo la pensione minima e a 75 anni va ancora a stirare e pulire nelle case di altri per avere qualche soldo in più per una spesa imprevista.
Il Censis ha presentato il suo rapporto annuale che fotografa bene la “miseria ladra” che ci sta rubando questa vita e il futuro.
Ma poveri sono anche quelli che fino a poco tempo fa erano quella borghesia cresciuta negli anni 80. Piccoli commercianti,ambulanti,trasportatori, piccole imprese che oggi sono schiacciati dalla crisi, dalle imposte e che oggi scendono in piazza. E’ questa l’Italia dove serpeggia “ accidia, furbizia,evasione fiscale”. E’ questa l’Italia rancorosa che in questi giorni scende in piazza. E nel rancore, nella rabbia si insinuano facilmente altre necessità. Perché in questo Paese siamo in eterna campagna elettorale ed è forse per questo che non si vedono soluzioni concrete alla crisi. Ed è per questo che il Censis parla delle colpe dei politici, banchieri e , ahimè, opinionisti che sulla crisi hanno “drammatizzato per poterla gestire”.
Ma è vero che questo Paese, negli ultimi 20/30 anni, ha vissuto una politica che ha solo divaricato le differenze sociali . Un Paese che non ha avuto una politica fiscale e occupazionale chiara. Che ha solo messo “pezze” a secondo solo delle necessità di alcuni e non guardando mai oltre il proprio naso. Molti hanno “voltato le spalle” per un momentaneo vantaggio senza capire che quell’azione sarebbe ricaduta anche sui propri figli.
Oggi il conto che ci si presenta è salatissimo e la politica non riesce a dare nessuna risposta perché darla vorrebbe dichiarare il proprio fallimento. Ma le rendite di posizione non sono solo della politica e, come dice il Censis, molti hanno “strumentalizzato” la vita sociale italiana per un proprio tornaconto. E molti di loro sono già pronti, o meglio sono già saltati, sul carro dei nuovi vincitori.
(pubblicato su www.malitalia.it)