Cosa si nasconde dietro lo scandalo multopoli al Comune di Roma: le carte

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Un’amministrazione che ogni giorno ha uno dei suoi uffici indagato per corruzione, ha problemi nella gestione delle risorse umane e nella gestione della cosa pubblica.
In una recente intervista Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, parlando di anticorruzione e amministrazioni pubbliche, ha detto: “la rotazione è uno strumento indispensabile per impedire che si formino pericolose incrostazioni di potere. Inoltre può iniettare forze fresche ed entusiasmo nella macchina amministrativa, perché svolgere la stessa mansione troppo a lungo può diventare demotivante. Mettiamo che in un Ufficio cruciale, come quello che si occupa di licenze edilizie, c’è sempre la stessa persona da vent’anni: per carità, magari è integerrima, ma non sarebbe comunque più salutare un avvicendamento periodico per non correre rischi? Non sarebbe meglio evitare di creare la figura del “detentore unico” di certe competenze? “

Ecco partiamo da qui: la creazione del “detentore unico”. Prendiamo ad esempio ciò che sta accadendo all’interno dell’amministrazione romana, come esempio di un malessere, diciamo così, che attraversa la pubblica amministrazione.

Il 28 gennaio scorso scatta un’operazione della Procura di Roma che vede 197 indagati per un giro di multe cancellate. Il periodo preso in considerazione dalla Procura, ed esaminato dagli uomini della Guardia di Finanza del nucleo di polizia economico finanziaria di Roma, va dal 2012 al 2014.

Non si parla di corruzione ma di una gestione con molte anomalie, denunciate da una dipendente comunale ( le cui traversie per essersi opposta ad un sistema di silenzi merita un capitolo a parte).

Dal 2008 al 2014, secondo quanto emerso dagli accertamenti, sono state circa 14mila le posizioni cancellate per un totale di circa 16 milioni di euro. Nel procedimento circa 15 milioni non sono inseriti perché prescritti ma ora si proseguirà con gli accertamenti presso la Corte dei Conti, per la quale vige un diverso regime di prescrizione.

Un danno per l’Amministrazione a cui si aggiunge l’ultimo caso del 14 febbraio per le multe illegittime che tendenzialmente arrecherebbero un aggravio, al Comune, per due milioni di euro. Cinque i dipendenti indagati.

Quello che salta a gli occhi, e cha fa riferimento al “detentore unico” di cui parla Cantone, è che nelle due indagini ritroviamo alcuni nomi ricorrenti. Uno fra tutti quello di Pasquale Libero Pelusi, che nell’indagine “multopoli 2”, è accusato con Patrizia Del Vecchio di aver causato un danno erariale di 700 mila euro per il Comune di Roma.

I protagonisti della vicenda
La figura di Pelusi è la protagonista della vicenda che ha visto coinvolta la dipendente comunale, Emma Coli, dalla cui denuncia è partita l’indagine cha ha portato ai 197 indagati per le multe cancellate.

Pelusi, che arriva al comune di Roma per mobilità nel 2002 dal comune di Pomezia, rimane per 10 anni, dal 2005 al 2015, a gestire un’attività strategica per il Comune, cioè la riscossione dei proventi della contravvenzioni. Assegnato al Dipartimento allora denominato Politiche delle Entrate, ricopre gli incarichi, nel tempo, di dirigente della Unione Operativa Contravvenzioni, di direttore della Direzione per la Gestione dei Procedimenti connessi alle Sanzioni Amministrative e da ultimo di Direttore del Dipartimento Risorse Economiche, passando dalla fascia stipendiale dei dirigenti più bassa a quella più alta.

Il potere di Pelusi
Nel ricorso per mobbing, presentato dalla Coli, assegnata alla Unione operativa diretta da Pelusi nel 2011, emerge quanto la posizione dominante del dirigente comunale abbia preso corpo e si sia consolidata nel tempo. In questa posizione, di fronte alle ripetute prese di posizione della dipendente che scriveva “l’organizzazione sembrava studiata per rendere difficile la esazione della contravvenzione, con il rischio che, per una qualsiasi ragione che inceppasse il funzionamento della macchina burocratica, si andasse a cadere nella prescrizione quinquennale” che evidenziavano quanto gli ingranaggi comunali celassero meccanismi non trasparenti nella gestione amministrativa, le rendeva la vita impossibile con richiami e spostamenti di ufficio.

Basta un clic per annullare le multe
Nel 2015, Emma Coli invia una relazione all’allora Segretario Generale del Comune, Serafina Buarnè che con l’Assessore Alfonso Sabella, che dichiara “basta un clic per annullare le multe”, promuove un’azione che porterà la Procura di Roma ad un’inchiesta con cinque dirigenti comunali che rispondono di falso, abuso d’ufficio e truffa. Centinaia di migliaia le infrazioni al divieto di ingresso nella Ztl. Possiamo definire questo l’esempio di un sistema che “gestisce” l’Amministrazione? E che facendosi “braccio” della politica ne può amplificare l’azione ma qualora la stessa lo osteggiasse può deciderne la fine?
Un concetto di familismo amorale, concetto di Edward Banfield spesso utilizzato per definire i sistemi mafiosi, che è basato su omertà, connivenza e rapporti familiari stretti che se si innescano sul posto di lavoro possono essere esplosivi.

I rapporti parentali
Facciamo un esempio: nel caso di “multopoli 2” per le multe illegittime, la dirigente Patrizia Del Vecchio è anche moglie di Gianmario Nardi ora direttore del Dipartimento Mobilità e traffico.
E questo non è un caso isolato! La fitta rete di rapporti parentali della macchina del Campidoglio, circa 24.000 dipendenti, potrebbe toccare quasi il 20% del totale creando così una fitta rete familistica pronta a rispondere a qualsiasi situazione interna o esterna (ndr: i piani triennali anticorruzione prevedono che nelle dichiarazioni sui potenziali conflitti di interesse dei dirigenti e funzionari impiegati nelle aree a rischio siano espressamente indicate le relazioni parentali e di affinità nonché la collocazione lavorativa dei parenti e degli affini e obbligano le amministrazioni a mettere in campo le azioni necessarie per impedire l’istaurarsi di conflitti di interesse).

Un quadro che ritroviamo in molte amministrazioni locali e non solo del sud. Ma questo familismo amorale, che per Banfield era delle società arretrate, non rischia di essere la vera zavorra per il cambiamento di una società? Fa così paura questa radicata interna che nessuno ha il coraggio di incidere con per esempio l’applicazione della rotazione dei dirigenti e chi lo fa paga in prima persona?
(pubblicato su Tiscalinews il 16 febbraio 2019)