L’Aquila: a processo la Commissione Grandi Rischi

A Campo Imperatore ha già nevicato. Sulla montagna più alta degli Appennini,il Gran Sasso d’Italia, siamo già sotto zero. E L’Aquila,le sue rovine e i suoi abitanti sono proprio lì sotto. Inizia un altro autunno con un processo, quello ai vertici della Commissione grandi rischi. A quei signori che il 31 marzo del 2009 “fornirono alla gente informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell’attività sismica”. L’accusa è di omicidio colposo, lesioni personali colpose e cooperazione nel delitto colposo. Gli imputati sono Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi, presidente dell’Ingv, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti,Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova, e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile. E pensare che nel 2007 i ricercatori del CNR (centro Nazionale delle Ricerche) avevano consegnato alla Protezione Civile (quella di Bertolaso il re delle emergenze) uno studio che fissava una probabilita’ del 30%, la piu’ alta in Italia , per un terremoto con magnitudo superiore a 5.3 che sarebbe potuto accadere nella zona de L’Aquila tra il 2008 e il 2012. La Regione Abruzzo aveva commissionato, nel 2006, una ricerca al dipartimento Scienze della Terra dell’Universita’ d’Annunzio di Chieti. Lo studio evidenziava altre due aree dove la pericolosità era maggiore rispetto a quella attribuita a L’Aquila: le zone di Campo Felice-Ovindoli e di Sulmona (che registrò una serie di scosse prima e dopo il terremoto aquilano, con una punta di energia pari a 3.8 di magnitudo).

Tutti  questi dati, nonché le scosse continue da oltre tre mesi, furono messe da parte dalla Commissione Grandi Rischi quel 31 marzo del 2009. Il 6 aprile alle 3.32 un terremoto di magnitudo 5.8 devastò una delle più belle città d’Italia e soprattutto portò via 308 persone.

Ma non è solo la Commissione Grandi Rischi nella lente di ingrandimento della giustizia che ha già  acquisito, nella sede del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, tutta la documentazione riguardante  l’appalto da 13,5 milioni di euro per la fornitura di 7300 dispositivi antisimici (vedi anche inchiesta di Rainews 24 del maggio 2009 di Ezio Cerasi ed acquisita  agli atti della Procura).

Parliamo dei sistemi ‘a pendolo scorrevole’ applicati ad ogni singolo pilastro che consentono l’assorbimento delle scosse sismiche e che fanno parte del famoso progetto CASE (il “miracolo” di cui tanto si è vantato Berlusconi). Si ipotizza che le prove di laboratorio effettuate per la verifica di affidabilità di questi isolatori potrebbero essere incomplete. E questo anche secondo quando dichiarato da Gianmarco Benzoni, uno strutturista italiano che da molti anni è professore alla Università di San Diego in California (lo stato americano che convive con il terremoto e vive nell’attesa del  “Big One”) che  sostiene che “la serie di test deve essere molto più estesa di quelle effettuate all`Eucentre di Pavia perché l`isolatore a pendolo o funziona perfettamente o non funziona affatto”.

Ma questa inchiesta porta alla luce un’altra stranezza: Gian Michele Calvi (imputato quale membro della Commissione Grandi Rischi) è anche Direttore di Eucentre (centro finanziato con 6 milioni di euro da Letizia Moratti) il centro dove si sono svolte le prove sui sistemi “a pendolo scorrevole” ed è sempre Gian Michele Calvi il direttore dei lavori e coordinatore generale del ‘Progetto Case’ e  fra i partners di Eucentre vi sono le due imprese,Fip e Alga, produttrici dei pilastri «a pendolo scorrevole» che sorreggono le new towns aquilane. La giustizia dovrò accertare, attraverso il proprio perito, la esatta tipologia di isolatori che sono stati montati nelle 19 aree del progetto Case, il materiale con il quale sono stati realizzati tali isolatori e se essi sono funzionanti e idonei allo scopo per il quale sono stati messi. E, infine, se essi rispondano alla normativa vigente. Ma soprattutto, forse, perché i controlli sono stati fatti dagli stessi soggetti che hanno promosso o prodotto i 4500 appartamenti per un costo di 13 milioni e mezzo di euro!

L’emergenza all’italiana  è sempre fatta dagli amici degli amici e in questa situazione si capisce bene che c’è chi rideva, la notte del 6 aprile, mentre qualcuno moriva. Di fronte ai soldi non si guarda in faccia nessuno!

(pubblicato su www.malitalia.it e su www.lindro.it )