L’Aquila:le vite continuano

Se chiudo gli occhi rivedo ancora L’Aquila come era, come la voglio ricordare. Rivedo i portici affollati, sento la musica del Conservatorio a Via Sassa, le finestre aperte a primavera. E  la sede della mia Universita’

 Mi sembra ancora di poter aprire qualche portone ed entrare in un patio antico con le finestre che come occhi ti scrutano. Quella citta’ e’ finita il 6 aprile del 2009. E da quella citta’ oggi si alzano le voci di chi e’ rimasto, di chi ha deciso di combattere  e di non lasciarla sola.

Le voci sono quelle delle donne che, come sempre, sono quelle che fanno le scelte piu’ radicali e che sopportano anche i pesi piu’ pesanti.

4 donne che raccontano L’Aquila e la loro vita oggi.

Iniziamo da Natalia Nurzia, dell’omonimo storico bar , quello “a capo piazza” come si dice in aquilano. Parlantina sciolta, sempre pronta a battersi per la sua citta’ ti racconta che due giorni fa si e’ inaugurato a Bazzano un asilo nido donato dalla Fiat. “Proprio bello. Una cosa bella in tanto brutto. Ma la Fiat ha fatto tutto, ha chiesto il terreno e ci sono voluti dodici mesi per scieglierlo e loro in 4 mesi hanno costruito tutto. Non bisogna fare donazioni di soldi ma solo realizzare direttamente come hanno fatto i tedeschi a Onna”.Per Natalia, che produce anche il torrone di cioccolato morbido  “Fratelli Nurzia”, gli ingegneri e gli architetti si sono presi troppi progetti ed e’ per questo che vogliono la proroga dei termini per la presentazione e poi dice Natalia “la lezione non e’ servita, si continua a costruire male!”. Lo dice con amarezza come con amarezza parla della zona rossa della citta’, quella in cui non si puo’ entrare, “ e’ una fogna a cielo aperto,in completo abbandono. A Via San Marciano  ci sono cumuli di spazzatura. Le aziende hanno messo in sicurezza  ma le macerie, i frigoriferi, i letti sono rimasti li’. Un’incuria totale e fra poco ci saranno altri crolli”. Senti il dolore  quando dice “siamo come al 6 aprile del 2009”.

 

E nel nostro percorso incontriamo Alessandra Rossi, presidente dei Giovani Imprenditori Confindustria L’Aquila, lavora nel settore appalti e parla di come tutto sia rallentato in questa citta’,di come la burocrazia  stia stritolando ogni forma di rinascita “E’ necessario mettere ordine alle numerose ordinanze che si sovrappongono e che spesso subiscono interpretazioni diverse da soggetti diversi. Noi imprenditori abbiamo bisogno di poche e certe regole. Dovevamo essere il cantiere piu’ grande d’Europa ed invece siamo fermi! “. E poi dice “cosa deve essere L’Aquila una citta’ turistica?una citta’ della conoscenza? Una citta’ per attrarre investimenti? Nulla di tutto questo perche’ non c’e’ una visione strategica e ci si trincera dietro al fatto che non ci sono le risorse”. Una settimana fa e’ arrivata in citta’ il Direttore Generale della RAI, Lorenza Lei, alla quale e’ stato chiesto di tenere alta l’attenzione della televisione pubblica sul territorio, di aiutare a tenere viva l’attenzione. E speriamo che questo succeda!

Ma L’Aquila ha anche il volto di Donatella, mamma di due ragazzi, separata, precaria e adesso disoccupata. Il CAF dove lavorava, vista la crisi dell’economia locale, ha chiuso e lei e’ rimasta con il mutuo per la casetta di legno che ha comprato per poterci vivere con i figli. E’ rimasta con una quotidianita’ da affrontare con dignita’.La sua casa, a Villa Gioia sotto Via XX Settembre (la strada della Casa dello Studente)  crollata quella notte. Poi ha vissuto in una roulotte e poi il padre le ha dato un piccolo pezzo di terra dove montare il prefabbricato dove adesso ha stipato tutta la sua vita. Intanto il lavoro rallentava, ritardavano gli stipendi fino alla necessità della chiusura. Oggi si ritrova a 54 anni a dover rincominciare. Il lavoro non si trova e l’età è un hadicap ma “ogni lavoro andrebbe bene. Mica me ne posso andare?” dice sorridendo anche se con gli occhi tristi.

 

E parlano anche gli occhi di Marzia Buzzanca, ristoratrice “la pazza di Via Leosini”, come la chiamano tutti, che ha voluto fortemente riaprire la sua attivita’ “ E’ un anno che lavoro ma senza il gas  cittadino uso le bombole ma amo troppo questo lavoro. La vita e’ cambiata dal 6 aprile, anche la nostra psicologia. E dopo che in tutto questo periodo non e’ stato fatto nulla un po’ ci stiamo spegnendo.” Marzia si e’ battuta e gli amici chef di tutta Italia sono corsi da lei per tenere accesa una luce  su questo disastro. E allora ecco arrivare Davide Oldani,che e’ stato il primo e che ne e’ stato anche un po’ il motore, poi Gino Sorbillo, Maurizio Santin e a dicembre Niko Romito e a marzo 2012 Gennaro Esposito. Un calendario fitto di cene “a quattro mani” e attivita’ per continuare a battersi “ Qualche domenica fa qui vicino ho trovato i vigili che con il gatto ( un particolare mezzo tecnico), per una necessita’ estetica, stavano coprendo con dei teli una chiesa. Il mezzo costa 1600 euro al giorno per il noleggio oltre il costo degli straordinari dei vigili (che pero’ ancora non prendono quelli del 2009). Ma quali sono i criteri veri dei lavori che si fanno? Inoltre ieri ho scoperto che ci vuole un nuovo permesso di agibilita’ urbanistica. Ma nessuno mi sa spiegare cosa sia”. Dalle cene di Marzia inizia ad uscire qualcosa di buono: per esempio a Milano si festeggera’ il Natale con il torrone F.lli Nurzia !

 Sono queste donne e tutti gli altri di cui non si racconta che ancora tengono viva L’Aquila e permettono ancora di sperare che qualcosa cambiera’.

 (pubblicato su www.malitalia.it e www.lindro.it)