La solidarietà della povertà

Ieri  ho fatto la spesa nel mio solito negozio di frutta e verdura. E’ gestito da bengalesi. E’ sempre aperto anche nei giorni festivi, anche a ferragosto.

Trovi sempre cibo buono e fresco a prezzi di supermercato. Sono gentili con tutti. Anche se abito da poco in questa zona di Roma già mi conoscono, sanno quello che prendo. Insomma entri e ti senti in famiglia.

Ieri fuori quella porta c’era una signora anziana che chiedeva  qualcosa e una ragazza di colore, penso nigeriana. Chiedeva l’elemosina vendendo calzini, fazzoletti di carta.

Entro e mentre scelgo mele e insalata vedo il ragazzo bengalese preparare una busta con pomodori, forse biscotti. Si avvicina alla ragazza e le porge il sacchetto. Poi torna indietro prendo una vaschetta con dei cachi e con premura  glieli dà “potrai mangiarli dopo”.

Un gesto umano tra due persone  che per noi sono extracomunitari, cioè diversi. Ma mi ha fatto pensare a come, in questo momento di crisi, nasce più spontanea la solidarietà tra chi ogni giorno deve combattere per mettere insieme il pranzo con la cena.

Un gesto come quello di chi fa credito al pensionato che acquista il pane.

Un paese alla miseria salvato, forse, da un po’ di umanità.