Viaggio nella San Lorenzo di Desirèe. Il quartiere di Roma travolto dalla morte, dal degrado e dalle pulsioni dei cittadini

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Il cielo è plumbeo, le nuvole nere, spazzate dal vento, attraversano il quartiere di San Lorenzo. L’aria è cupa nel quartiere che ha visto la morte di una ragazza di sedici anni, Desirèe. Una vicenda che ha gli stessi colori e sfumature del cielo di oggi. Il nero della morte che nelle parole della Gip Maria Paola Tomaselli che, dopo l’interrogatorio di convalidadei tre fermati, prendono la forma di un vero inferno: Desirée è “stata ridotta a un mero oggetto di soddisfazione sessuale con un avvicendamento che appare configurare un vero e proprio turno da parte dei suoi aguzzini”.
Il grigio di un quartiere come San Lorenzo dove convivono più anime. Quella dei “Giustizieri di San Lorenzo”che si potrebbero definire una ronda. “Volete chiamarle ronde? Fate pure, ma noi siamo soltanto dei cittadini del quartiere”. A dirlo è una donna sulla cinquantina, ai margini del presidio che ha radunato un centinaio di abitanti della zona in via dei Lucani, la sera di giovedì scorso, il luogo in cui è stata uccisa DesirèeMariottini. “Desirèe è viva e noi vogliamo Giustizia” e ancora “stanno ammazzando tutte le ragazzine…Non ne possiamo più di questa illegalità diffusa ed è vero – continua la donna – alcuni di noi hanno segnalato degli episodi di violenza alle forze dell’ordine. Quelli che hanno manifestato contro Salvini erano persone di altri quartieri, studenti fuori sede, gente che vive laSan Lorenzo notturna. Noi siamo gli abitanti e quando Salvini è arrivato lo abbiamo applaudito perchè sembra essere l’unico che dice le stesse cose che noi pensiamo. Vedrete molte interviste senza volto, non vogliamo fare i nostri nomi per non essere chiamati fascisti o razzisti”.

Quella della sezione ANPI Roma che, attraverso il suo Presidente Fabrizio De Sanctis, durante la manifestazione di sabato, dichiara : “Abbiamo preso questa piazza, assieme al movimento femminista e alle associazioni del quartiere di San Lorenzo, perché non tolleriamo più strumentalizzazioni di chi reagisce ai delitti, come quello della giovane Desirèe, solo quando l’aggressore è straniero. Esprimiamo solidarietà alla famiglia della giovane ma non accettiamo le strumentalizzazioni dei movimenti di destra, di cui auspichiamo lo scioglimento, e neanche della politica”.

Una dualità, quella di queste posizioni, che forse non riesce a descrivere appieno il quartiere di San Lorenzo. Un quartiere dove è nata la “Casa dei bambini” di Maria Montessori , modello per tutto il mondo, ed èconsiderata la roccaforte operaia, l’orgoglio “della lotta di classe”. Sede della “ Nuova Scuola romana”, protagonista dell’arte contemporanea italiana, che ha la sua sede nell’ex pastificio Cerere.

Insomma un coacervo di identità, lingue, culture e residenza di molti studenti della vicina Università La Sapienza. Un luogo dove quasi tutti mondi trovano un loro spazio. Ma questi spazi hanno preso a collidere tra di loro e come dice lo psicoterapeuta Tito Baldini, in una lettera aperta a Repubblica: “San Lorenzo muore, perché il diritto è subordinato alla violenza. Non avere più il diritto di dormire perché quello di fare rumore in strada deve vincere. I nostri figli, sono stati “violentati” nella mente da chi, come chi ci amministra da generazioni, non si oppone, con una politica che limiti per educare, e proponga valide alterative alla cultura dello sballo”.

La cultura dello sballo, gli edifici abbandonati, lo spaccio, una movida senza orari. Il quartiere si sente abbandonato e la morte di Desirèe ha acceso i riflettori su un mondo apparentemente perfetto, ma dove le anime degli abitanti sono agitate da sentimenti diversi: quelli della coesistenza di mondi diversi e la necessità di sentire rispettata la propria libertà di vivere nel rispetto delle regole civili. La trasgressione, oltre ogni limite, può essere accettata? Ma c’è anche un’altra domanda: per quando tempo, in molti-cittadini e istituzioni- hanno voltato la testa su quello che stava covando il quartiere, e oggi che esplosa la “bomba” sono in prima fila a chiedere “giustizia,verità” ben sapendo di essere colpevoli del “silenzio assenso” di questi ultimi anni, o forse decenni?