L’Aquila, sola e dimenticata

Venerdì scorso a Roma c’è stato un bell’incontro su L’Aquila e la sua ricostruzione. Il Rettore, il Vescovo ausiliario, la presidente dei giovani imprenditori, l’Assessore comunale e il grande giornalista.

Sembrava tutto bello e vero. E di vero c’erano le descrizioni della città, quella della zona rossa, abbandonata. Delle persone, allontanate dalle loro case e che vivono oggi nelle abitazioni del Progetto CASE , che per essere provvisorie costano un patrimonio quasi 3000 € a metro quadrato! Dei giovani che non hanno più luoghi di aggregazione ma che continuano a studiare nell’Università della cittadina abruzzese. Tutti parlano della mancanza di socialità e dell’ospedale ( un bene primario) che non è ancora stato ristrutturato.

Ma quello che crea allarme riguarda, per esempio, il fatto che una grande azienda,la Iacorossi, si era dichiarata disponibile a ripulire la città dalle macerie, come contributo alla ricostruzione. Non se ne è fatto nulla perché, mi dicono, c’è un problema  su come e dove smaltire i rifiuti. Ma a quasi tre anni dal terremoto ancora non sappiamo come fare? La risposta  mi esce spontanea “e allora chiamate i casalesi, loro si che sanno come fare”. Lo so  è eccessiva come provocazione ma è  pensabile che dopo tutto questo tempo, a forza di veti e burocrazia varia, la città sia ancora piena di detriti?

Ma a questa notizia si somma anche quella dello stanziamento dei 90 milioni di euro per la creazione della “zona franca” che doveva aiutare l’imprenditoria. “La zona franca non si farà e i soldi sono lì, fermi” dice, sconsolata, la presidenti dei giovani di Confindustria di L’Aquila. Forse bisognerebbe prendere atto che quel progetto non andrà in porto e invece bisognerebbe pensare come utilizzare quei fondi!

E ancora c’è una grande azienda nazionale che crea e produce animazione per bambini che vorrebbe aprire una sede a L’Aquila. Ma….ma ci sono vincoli, carte, risposte che non arrivano e forse sfuma l’investimento e quindi un po’ di occupazione per la città…..

E chissà quante altre cose ci sono che non conosciamo, che non dicono, che rimangono nelle secrete stanze. Quante proposte sono arrivate prima al Governo centrale, al Capo della Protezione Civile o al Commissario Straordinario e sono state fatte cadere o messe da parte. C’erano, forse, altri interessi da privilegiare? E quali sono gli interessi di oggi che non fanno almeno ripulire la città?

I giovani imprenditori, la scorsa settimana, hanno mostrato due pannelli: uno per il terremoto e la ricostruzione a L’Aquila, l’altro per l’esperienza di Umbria e Marche.

Forse bastava copiare.

(pubblicato su www.malitalia.it e su www.lindro.it)