Elena, sogno e realtà

Sono le sei di mattina. Elena si sveglia sopraffatta dalle ultime parole del sogno “…ci sono i manifesti in città”.Nel sogno la sua amica le comunicava il matrimonio del suo ex con una delle sue tante storie, forse quella che più l’aveva fatta arrabbiare.
Inizia proprio male questa giornata in cui si sarebbe ritrovata al cospetto di sua madre. Già prefigura l’atmosfera falsa e di circostanza. Le difficoltà economiche sono passate, il lavoro va meglio e quindi i suoi sono riapparsi nella sua vita. Figurarsi sono arrivati a mandarle le foto di suo nipote che non vede da un anno e mezzo. E’ già stanca ma parte. La consola la giornata di splendido sole invernale, cielo azzurro terso, freddo ma gradevole. L’arrivo è come previsto, solite lamentele .Oddio, non resisto, pensa ma poi si fa forza va a prendere il nipote all’asilo. Scherza con il piccolo. Piano piano si rasserena. Le ore trascorrono tra qualche chiacchiera, la ricerca delle cose da portare via, il cibo. E alla fine la solita scena madre “Grazie per avermi dedicato un po’ di tempo. Scusa del disturbo”. In un attimo ha capito che un’altra parola avrebbe fatto traboccare il vaso! Tutto suona falso in quella casa che l’ha vista crescere e che dovrebbe essere sua , se mai i suoi “tutori”, madre e fratello, mai decideranno che sia così.
Tutto la disturba quella ricerca dell’affetto a tempo cioè quando sei in difficoltà non ti conosciamo, quando stai bene noi siamo la tua famiglia. Quella presunzione di poterti giudicare come se gli errori fossero solo i tuoi. La scoperta che le tue cose vengono nascoste chissà per paura che tu abbia debiti con chissà quali persone che potrebbero entrare in casa e prendersi le tue cose.
Elena sente tutto questo.Vuole fuggire.Saluta il nipote e carica di borse e se ne va….e trova riparo dalla sua amica storica ( si conoscono dall’asilo!) e finalmente arriva la pace tra un caffè, una chiacchiera,risate e quel nipote acquisito che le racconta i suoi sogni, le parla con un affetto smisurato che non si cura (né mai si è curato) di cadute e errori. Un affetto fatto di gesti,parole e anche di silenzi.
E così la sua giornata termina meglio dell’inizio.