“I modelli culturali cui cercavo con fatica di ispirarmi erano da sempre Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, giudici capaci di innovare le tecniche e le modalità di conduzione delle indagini sulla criminalità organizzata e di proporre, fra non poche polemiche, un nuovo modo di intendere il magistrato.”
Raffaele Cantone, prima sostituto procuratore a Napoli poi alla Direzione Distrettuale Antimafia e dal 2007 magistrato presso l’Ufficio del massimario della Corte di Cassazione, nella sua introduzione al suo ultimo libro, Operazione Penelope edizioni Mondadori, spiega cosa è per lui un magistrato.
Parte dai suoi punti di riferimento,Falcone e Borsellino, per parlare del ruolo “..non ho mai creduto che il comportamento di un magistrato sia parificabile a quello di un qualsiasi cittadino, tanto da poter rivendicare le stesse piene libertà di quest’ultimo; la delicatezza della funzione svolta e i valori che tratta nel suo lavoro (l’altrui libertà e proprietà) richiedono un necessario self restraint. Così come deve fare attenzione alle frequentazioni personali, il magistrato deve anche saper dosare il diritto di manifestare pubblicamente il suo pensiero”.
Queste parole sono la base per affrontare questo libro che ci fa viaggiare dentro il crimine organizzato. Che ci racconta come si possa morire a 18 anni per un paio di scarpe firmate “a che serve arrestare persone, sgominare clan,sequestrare beni ai boss, se i modelli culturali di questi ragazzi erano gli abiti e gli accessori firmati, e per ottenerli erano disposti ad ammazzare e farsi ammazzare?”.
Parole dense di malinconia.
Il viaggio attraversa il business dei rifiuti e la crisi economica che diventa una miniera d’oro per la criminalità organizzata. Un libro che è un dizionario della camorra con nomi,dati,fatti . I legami con la politica e i servizi. L’emergenza che scatta l’estate, i morti per strada ma anche la camorra e i nuovi network e le mani sull’amministrazione dello Stato e i legami del crimine con la Chiesa “certo, nel Mezzogiorno permangono zone d’ombra,aree di vischiosità cui gli uomini di Chiesa non sono mai stati estranei”.
Una fotografia del passato e dell’esistente. Una fotografia di un lavoro, quello del magistrato, fatto con rispetto delle regole e dell’altro, sempre pronto a tessere come Penelope una tela che raccoglie le informazioni di tanti anni passati a scontrasi, ogni giorno, con la realtà del crimine. Una tela tessuta incessantemente da tanti uomini dello Stato che nonostante qualche volta ci sia la voglia di mollare sono sempre pronti ad intervenire.
L’autore si sofferma anche sui nuovi media e soprattutto della “curiosità” che un fenomeno come la camorra desta in personaggi noti al grande pubblico “Un calciatore famoso e i protagonisti di Gomorra:un incontro che non poteva passare inosservato. E infatti il tour di Mario Balotelli nell’estate 2010 a Scampia, in compagnia di due soggetti ritenuti vicini alla camorra, ha suscitato non poche polemiche e, soprattutto, un considerevole interesse mediatico. Quello di Baltotelli può essere letto come un gesto avventato di un ragazzo inesperto, ma si carica di significati simbolici inquietanti se consideriamo le numerose inchieste giudiziarie nelle quali il calcio si riduce a mero strumento di attività criminali, a partire dalle scommesse clandestine legate alla compravendita delle partite”.
Un libro non solo per conoscere la camorra in sé ma soprattutto per conoscere cosa gli ruota intorno e che tocca anche tutti quanti noi.