Grandi titoli. Manifestazioni di incredulità e sdegno. Il voto di scambio . Con pochi euro si compra il voto. Ma è una cosa che viene alla luce solo ora?
Ma da quanto tempo questo sistema ha deciso, indirizzato e piegato la volontà di molti?Nel dopoguerra la DC,ma anche il PCI lo hanno fatto forse anche più palesemente e dichiaratamente. Anche allora sotto elezioni di denunciavano brogli perchè si arrivava nelle case con i pacchi pasta o con le lire sufficienti a pagare le bollette arretrate. La miseria, la povertà sono i mali da cui nasce tutto questo.
Oggi leggo titoloni sul voto di scambio a cui abbiamo assistito per anni senza dire nulla perché a molti di noi quel voto di scambio è servito.
Perché, come diceva Beppe Fava, anche noi abbiamo votato un amico in cambio di una licenza, di un possibile posto al sole.
Forse sarebbe maggiormente interessante un’analisi sulla situazione sociale, sulla mentalità radicata dello scambio che fare titoloni sul voto di scambio a due giorni dalle elezioni. Quello che si doveva scambiare è stato già fatto e forse non riguarda il semplice pacco di pasta o la bolletta. Né riguarda semplicemente il concetto di democrazia. Riguarda noi stessi che abbiamo accettato negli anni il concetto del mercanteggio della nostra libertà, politica – di voto -di idee.
A Partinico, Palermo, la scorsa settimana, un vigile urbano mi diceva che la disoccupazione è forte. Le aziende sono poche e le campagne sono abbandonate. Tornano a farsi sentire i piccoli boss che possono elargire qualche soldo per lo spaccio, per fare uno sgarro e i ragazzi li seguono perché quei 50 euro gli permetto di mettere la benzina o di uscire con la ragazza e andare in discoteca magari.
A Casal di Principe, non più di tre anni fa, si stimava che gli stipendi pagati dai casalesi agli adepti erano circa 900 mila euro mese. Una struttura operativa che funzionava da assistenza sanitaria, collocamento.
Ma quale è la differenza tra questo tipo di impostazione e quella dei politici che si vanno a comperare il voto pagando le bollette? Quale la differenza tra i riceventi?
Il problema è uno: uno stato sociale che non dà garanzie ed una mentalità feudataria. Perché noi siamo rimasti indietro mentalmente tutti, anche chi ne scrive. Ci facciamo abbagliare dall’evento di per sé e non andiamo a ragionare sulle problematiche. Siamo talmente avviluppati nei nostri meccanismi di scambio che non riusciamo a vedere le differenze e i confini: ci estorcono il voto perché ci danno qualcosa in cambio? E perché noi lo accettiamo? Ci costringono con una pistola alla tempia? O noi accettiamo perché ne abbiamo bisogno? O perché sappiamo che poi potremo andare a chiedere altro?
Cosa ci spinge? Solo lo stato di bisogno? O la necessità di sentirsi parte di una famiglia?
Einaudi diceva che non c’è libertà politica se non c’è libertà economica. Ed è sacrosanto. Ma è anche vero che il nostro Paese ( da Sud a Nord e lo dimostrano le inchieste in Lombardia dove è stato certificato il valore economico di un voto) ha assunto a regola di vita il concetto del “do ut des”.
Forse non molti ricordano, o almeno fanno finta di non ricordare, che si davano mille lire agli uscieri del Comune per avere un certificato che è un diritto, ma soprattutto lo si faceva per evitare di fare la fila e di perdere tempo.
In fondo farsi pagare per un voto è anche questo evitare di perdere tempo, avere subito qualcosa in cambio e poi vada come vada…..
A chi si fa portavoce oggi di questo fenomeno, come se fosse un novello Dostoevskij, e che guarda la realtà dall’alto sarebbe utile fare un giro,vero, in mezzo alla gente, sugli autobus adesso sotto elezioni: “ Senti quello si candida…ahò se stavolta non mi dà quello che mi ha promesso je vado sotto casa”!
Ecco caro Fedor l’italiano che vota è questo e non solo l’intellettuale radical chic che vive tra agi e sicurezze. Come dice il professor De Mauro anche l’analfabetismo di ritorno ha il suo peso in un voto che non guarda tanto ai programmi ma a quello che ad ognuno di noi può tornare indietro. Alla faccia di rivoluzioni civili, cambiamenti,innovazione e movimenti vari! Il voto di scambio non è un titolone da prima pagina da usare come vessillo ma una piaga sociale che merita attenzione e non i riflettori di un giorno solo.